27 gennaio – Sacra Novena per la Purificazione di Maria Vergine (4° giorno)
«Portarono Gesù a Gerusalemme per presentarlo al Signore» (Lc 2,22b)
San Francesco Antonio Fasani, Sacra Novena per la Purificazione di Maria Vergine
(Stefano Colelli, 27-01-2025)
27 gennaio (4° giorno)
La volontaria povertà di Maria: i doni dei re Magi offerti al Tempio, al sacerdote e ai poveri
Per la predicazione del 4° giorno si ripete il titolo del giorno precedente e si ripeterà per i successivi due giorni (28 e 29 gennaio): «Portarono Gesù a Gerusalemme per presentarlo al Signore» (Lc 2,22b). Il padre Maestro è guidato sempre dalle visioni della mistica spagnola Maria di Gesù d’Ágreda, O.I.C. (… Maria santissima e Giuseppe si recano con il bambino Gesù a Gerusalemme …, in Mistica Città di Dio, n. 573; 592): «La prudentissima Madre disse a san Giuseppe: “questa offerta, che i re hanno lasciato al nostro Dio e bambino, non deve stare oziosa, ma deve servire a sua Maestà, venendo subito impiegata in quello che sarà di sua volontà ed ossequio” […] Maria purissima e san Giuseppe determinarono subito tra loro che quei doni si distribuissero in tre parti: una per portarla al tempio di Gerusalemme, e questa comprendeva l’incenso, la mirra e parte dell’oro; un’altra per offrirla al sacerdote che aveva circonciso il bambino, perché ne facesse uso nel suo servizio, e in quello della sinagoga, il luogo di orazione che vi era in Betlemme; e la terza per distribuirla ai poveri, e così fecero con liberale e fervoroso affetto»; «In quella sera, prima di ritirarsi a riposare, Maria santissima e Giuseppe trattarono di ciò che dovevano fare. La prudentissima Signora lo avverti di portare al tempio, quella stessa sera, i doni dei re, per offrirli in silenzio e senza strepito, come appunto si devono fare le elemosine e le offerte […] e san Giuseppe eseguì ogni cosa. Come forestiero e poco conosciuto, diede la mirra, l’incenso e l’oro a colui che riceveva i doni nel tempio, senza dargli modo di intendere chi avesse offerto un’elemosina così grande».
Per cui, il padre Maestro invita a riflettere sulla «bella e ricca povertà della Madre, Figlio e Sposo», che hanno diviso l’oro ricevuto dai magi in tre parti, per offrirne un terzo insieme con l’incenso e la mirra al Tempio, un terzo al sacerdote incaricato della circoncisione del Bambino e un terzo ai poveri, raccomandando al suo sposo di fare l’offerta al tempio «con tanto silenzio e senza strepito», «puramente» per «la gloria di Dio». Da parte sua, Maria fece l’offerta spirituale di tutta se stessa «a Dio la mirra del suo cuor mortificato, colla perfetta pazienza in tutte le tribolazioni […] l’incenso del suo cuor divoto, colla continua orazione […] l’oro del suo cuore immacolato che ardeva colla carità divina». Conseguentemente saluta la Beata Vergine Maria come quella che aveva «del sommo d’offrire a Dio dei suoi incomparabili tesori».
Adottando questo florilegio della Mistica Città di Dio, il Fasani intende trasportare i suoi uditori, soprattutto i nobili e i ricchi della città, alla generosità verso i luoghi di culto e i poveri, la purità di intenzione in tutto e il sacrificio spirituale del cuore devoto e innamorato di Dio e paziente nelle tribolazioni.
«Tulerunt Jesum in Jesuralem, ut sisterent eum Domino» (Lc 2,22b)
1. Considera, o anima, come Maria, arrivata in Gerusalemme, prima di ritirarsi, avvertì a S. Giuseppe, che in quel punto portasse subito al tempio dei sacri doni dei tre Magi per offerirli, con silenzio e senza strepito, al luogo sacrosanto di Dio. Ma tu mi domanderai, o anima: dunque, dei doni che offerirono i Magi non se ne servirono per loro uso e sollievo della loro povertà? Niente. Ma la divina Signora consigliò a S. Giuseppe che ne facesse tre parti; una, che fu la mirra, l’incenso e parte dell’oro: che si riserbasse per offerirsi al Tempio nella presentazione del Figlio; l’altra parte dell’oro si offrì al sacerdote che circoncise il Bambino, acciò l’impiegasse in servizio suo e della Sinagoga, luogo d’orazione che era in Betlemme; e la terza parte dell’oro, che si distribuisse à poveri, dicendo che i poveri vogliono la parte che gli tocca, mentre tengono il “jus” alle cose, che il Padre celeste ha creato per loro alimento.
Che dici, o anima, alla volontaria povertà di Maria? E che dici dell’ingordigia degli uomini del mondo, che di quello che Dio manda a loro, ricco che sia, abbondante che sia, tutto se l’appropriano loro, senza farne parte né ai poveri, né ai sacri luoghi pii, né alle chiese; ma l’impiegano in vanità e lusso, ed anche appresso di quel diletto, che si pretende soddisfare al loro reprobo senso? O anima, quanto è pericoloso lo stato dei ricchi! E così, se tu sei tale, te ne sappi ben servire dei beni che Dio ti ha dato, e se sei povero, rallegrati e ringrazia Dio: perché è stato più sicuro la povertà.
2. Considera, o anima: perché Maria, subito nell’arrivo a Gerusalemme, volle che S. Giuseppe portasse in quel punto i doni al Tempio con tanto silenzio e senza strepito alcuno? Ed infatti S. Giuseppe eseguì, e come uomo incognito fece l’offerta a chi spettava riceverla, senza [nem]meno dargli luogo di poter notar la persona che faceva una limosina sì grande.
Perché questo? Sai, o anima, che disse Maria allo Sposo suo? Gli disse che, in silenzio e di nascosto per quanto si può, si devono far le limosine e l’offerte, cercandosi puramente la gloria di Dio, e non quella del mondo. Vedi, o anima che bella norma ti dà Maria in far la limosina ed opere pie, acciò, facendole per Dio, da Dio ne speri il premio eterno.
3. Considera, o anima che dobbiamo imitare Maria, mentre ella, non solamente offrì i doni dei Magi, ma faceva una continua offerta dell’oro, dell’incenso e della mirra sua. Cioè offeriva a Dio la mirra del suo cuor mortificato, colla perfetta pazienza in tutte le tribolazioni. Offeriva a Dio l’incenso del suo cuor divoto, colla continua orazione. Offeriva a Dio l’oro del suo cuore innamorato che ardeva con la carità divina.
Vedi, o anima, in che dobbiamo imitar Maria? Ma tu mi dirai: io sono una miserabile, non ho incenso, né mirra, né oro per offerirlo a Dio. Ed io ti replico: Perché ti fai così misera in non aver niente? È perché non vuoi, o perché non puoi? Certamente è perché non vuoi, non perché non puoi. Dalla tua volontà dipende che tu abbia la mirra d’un cuor mortificato con la pazienza nelle tribolazioni; dalla tua volontà dipende che abbia l’incenso d’un cuor devoto coll’orazione, dalla volontà tua dipende aver l’oro d’un cuor innamorato nell’amor di Dio. Abbi pazienza nel patire, perché tu ti meriti l’inferno per i tuoi peccati. Fa’ orazione, medita, raccomandati, perché hai molto di bisogno. Ama, ama Dio, che tanto ci ha amato, e corrispondi all’amor suo.
(Canzoncina)
Bella e ricca povertade
di Maria, Gesù, Giuseppe!
Al Dio grande, a mani zeppe,
tutto danno in caritade.
Nulla a sé: al viver loro
non c’è mirra, incenso e oro.
1. Un Pater ed un Gloria Patri diretto a Dio Padre, e quattro Ave Maria alla Vergine.
2. Di poi si replica la canzoncina con un Pater e Gloria Patri diretto al Figlio, e quattro Ave Maria alla Vergine.
3. Si replica per terzo la canzoncina, con un Pater e Gloria Patri diretto allo Spirito Santo, e quattro Ave Maria alla Vergine, che in tutto sono dodici Ave Maria per i dodici privilegi concessi alla Vergine.
(Supplica)
O ricchissima Maria, di ricchezze immense per le tue virtù, di ricchezze immense per i tuoi meriti, di ricchezze immense per la tua grazia! Avevi del sommo d’offrire a Dio dei tuoi incomparabili tesori, e perciò, sopra tutte le creature, furono accetti a Dio i tuoi preziosi doni. S. Madre di pietà, volgi gli occhi di tua misericordia su di noi, e riguarda le nostre miserie! Perché veramente siamo miserabili; e sono grandi le nostre miserie, quanto sono grandi i nostri peccati. Maria mia, non abbiamo niente: tu facci partecipi delle tue virtù. Cioè donaci mortificazione ai nostri sensi, devozione al nostro spirito ed amore al nostro cuore; acciò abbiamo per offrire a Dio, incenso, mirra ed oro. Amen.
Nos cum Prole pia: benedicat Virgo Maria.
BIBLIOGRAFIA
SAN FRANCESCO ANTONIO FASANI, Le 7 Novene Mariane, a cura di Francesco Costa, con studi di Pietro Damiano Fehlner e Francesco Uricchio, Padova, Edizione Messaggero, 1986, 320 p.
Immagine: Giotto di Bondone, Adorazione dei Magi, affresco nel transetto destro della Basilica inferiore di San Francesco d’Assisi, (1313 ca.)